Giovedì 26 maggio, i due organi di partecipazione salesiano e laicale, Consiglio della CEP (Comunità Educativa Pastorale) e la Commissione di Pastorale Giovanile (CDO, Consiglio dell’Oratorio) hanno vissuto un momento di “racconto esperienziale” assieme alla Casa Salesiana di Macerata. Sono stati invitati a parlare della propria esperienza pastorale e progettuale il Direttore Don Francesco Galante – giovane prete nato nella nostra Opera di Vasto – e tre suoi collaboratori: Cecilia, giovane studentessa universitaria, segretaria MGS e Tony e Laura, coppia di sposi, responsabili ADMA.
Abbiamo chiesto quale è la loro esperienza Pastorale, poiché dal 2014 è stato avviato un nuovo cammino nella Casa di Macerata. Uso il termine “Casa”, e non uso il termine “Opera”, perché il cammino avviato dalla Comunità Educativa di Macerata è un cammino lungo, talvolta faticoso, ma che ha il sapore di “famiglia” e quindi di Casa.
Cercherò di essere sintetico nel raccontare quello che Don Francesco e i suoi compagni di viaggio ci hanno trasmesso. La grande Opera di Macerata è stata fino al 2012 circa una GRANDE SCUOLA e un Piccolo Oratorio. Purtroppo per i tanti motivi che assillano le scuole salesiane (e che non possiamo spiegare, ma che potete intuire) anche quella di Macerata ha subito la chiusura. Rimaneva l’Oratorio… ma un piccolo oratorio con un cortile spesso vuoto e solamente abitato in certi casi dagli Scout e da alcuni sparuti ragazzi. La Comunità Salesiana nuova dal 2014 ha iniziato a riflettere sulla presenza salesiana in Macerata, e visto che Scuola non c’era più, il cortile era vuoto, la parrocchia non è mai esistita, cosa poteva essere ancora di vivo di Salesiano in Macerata? La Casa. E dal concetto di CASA CHE ACCOGLIE (concetto tipicamente salesiano) è nato un grande progetto che ha richiesto molta riflessione, sofferenza, confronto e quant’altro.
Da tutto ciò cosa ne è nato? Provo a enunciare a mo’ di elenco: “Casa Pinardi” cioè accoglienza per giovani maggiorenni che fanno vita di comunità con i salesiani; un nuovo Gruppo Amici di Domenico Savio; DonBoScolé, doposcuola per ragazzi (circa 50/60 al giorno; scuola per le Mamme straniere che hanno come insegnanti le nonne e ex insegnanti; una interazione maggiormente salesiana tra i gruppi associativi (Scout, sport e quant’altro) con il carisma salesiano; un impegno da parte di adulti nei vari settori della Casa sia a livello educativo, che progettuale, che di volontariato. La Casa di Macerata è insomma diventata la CASA DI TUTTI sotto il Cappello di Don Bosco. E ciò si evince anche clima di spiritualità nuovo che si è creato: Eucaristia vissuta assieme dalla Comunità; il Rosario una volta alla settimana partecipato da tantissimi giovani.
Tutto ciò è stato fatto in anni di riflessione e confronto tra salesiani e laici. Il tutto fatto in commissioni di laici che si sono coinvolti e hanno coinvolto altri laici. Assieme ai giovani, che non sono solo i destinatari dei nostri intenti, progetti e azioni pastorali, ma come ha fatto Don Bosco nella sua esperienza di Valdocco, li ha resi protagonisti. Tutto ciò ha portato nuova linfa nella Casa di Macerata, nuovi volti, nuovi giovani, nuove famiglie: ognuno con il suo vissuto ma anche con la sua voglia di mettersi in gioco per creare “più casa”.
Insomma la Casa di Macerata sta camminando con le PORTE APERTE e sempre VISITATE, ABITATE, VISSUTE.
La CEP e CDO di Vasto hanno partecipato attivamente con l’ascolto e con le opportune domande per comprendere meglio il cammino che sta vivendo la Casa Salesiana.
Anche l’”Opera” di Vasto si sta nuovamente interrogando sul suo essere “Presenza Salesiana” in mezzo ai giovani e famiglie di Vasto. Quindi redigere, o meglio dare strada e vita al nuovo Progetto (PEPS: Progetto Educativo Pastorale Salesiano) locale sarà necessario che salesiani e laici riflettano insieme.
Permettetemi ora due riflessioni inerenti a quanto appena detto:
- Se per la Casa di Macerata, è stato un po’ gioco forza partire dal termine salesiano CASA, non avendo più nè Scuola, né più Cortile; ne mai avuto Parrocchia, per noi di Vasto le parole ci sono tutte … e quindi dovremmo davvero metterci con serenità intorno prima alla Tavola Eucaristica e poi a quella Assembleare per comprendere dove andare partendo dal termine Casa e poi declinando gli altri termini.
- Il passaggio porterà inevitabilmente a riflettere sul termine Casa che deve prendere il posto di Opera. Dico ciò perché per noi talvolta ci è più immediato Operare che riflettere dove vogliamo veramente andare.
Vorrei concludere con una mia personalissima riflessione, scaturita dai 5 anni di presenza qui con voi a Vasto. Anche giovedì sera è tornata a galla, in superficie una “ferita” che non si è rimarginata. Anzi più che ferita penso che sia davvero una “frattura”: il sentirsi da parte di voi laici (giovani e adulti) APPARTENENTI AD UNA CASA.
Molte volte ho sentito il vostro grido sommesso, e talvolta non tanto, di sentirvi da tempo Ospiti della Casa salesiana e non più appartenenti. Spesso ricordate con gioia, del tutto motivata, il vostro aver abitato “Casa vostra Don Bosco”. Questo mi addolora, e ve ne chiediamo scusa se questo è accaduto, però ora è il momento di guardare non solo avanti, ma di creare insieme una Casa Comune Accogliente. Sentirsi appartenenti ad una casa non vuol dire però avere in appartenenza un luogo, ma appartenere a quel luogo e questo lo possiamo fare solo insieme. Il passaggio è quello di andare dall’avere all’essere, dal pretendere al dare, primi i salesiani. Quindi vi chiedo scusa adesso io se in questo cammino percorso finora non sempre è stato così, ma adesso esiste una sola strada da percorrere (il progetto nuovo), la direzione che vogliamo dare alla NOSTRA CASA SALESIANA, e percorrerla assieme.
Un abbraccio, Don Max