Domenica 26 settembre, con la Santa Messa delle ore 18,00 in oratorio, la nostra comunità ha potuto festeggiare i 50 anni di Sacerdozio del nostro caro Don Mario Marchioli.
Con gioia condividiamo, con questo articolo, il testo della omelia predicata da don Mario per l’occasione!
Un sincero grazie al Signore, espressione della mia fiducia nella sua misericordia, non sulle mie forze, ma sull’incondizionata fedeltà di Dio malgrado le vicende talvolta anche capricciose della mia vita. Dio che chiama “quelli che egli vuole”, ha voluto anche me….
Mistero di questo suo volere che continuamente si rinnova, sanando, dando fiducia, e, come per Elia, mi ordina di alzarmi e rimettermi sempre di nuovo in cammino.
Gratitudine per il dono della missione, preparato quasi fin dal grembo materno, essendo stato iniziato da piccolo alla sensibilità missionaria e dall’ascolto di Sacerdoti innamorati della Parola fino a fare della mia vita un dono per la missio ad gentes.
E questo, da presto. È stato Don Bosco a interferire in questa crescita accogliendomi con generosità nella sua casa a Gaeta, dall’età di 11 anni. Il giorno della mia vestizione nella Basilica di San Giovanni Bosco a Roma, successe come un patto tra me e lui.
Con la talare in mano andando verso l’altare alzai lo sguardo verso il grande mosaico di Don Bosco Sacerdote, mi commossi e gli dissi: “Con te, sempre, anche se devo partire missionario”.
Questa immagine di Don Bosco Sacerdote, sempre e ovunque, continua a segnare la mia riposta alla chiamata di Dio nel segno della totalità e dell’universalità, il dono e la gioia dell’immersione tra gli ultimi.
Quel che conta è la comunione, è ciò che ci permette di essere uniti, cominciando dai più piccoli e più fragili, raggiungerli rallentando il nostro passo per camminare con loro. Per questo devo saper tagliare tutto ciò che non è compatibile con la comunione.
E questo fa sanguinare. La cattolicità, l’universalità comporta la logica dell’inclusione nella verità, nell’amore senza perdere il senso delle cose che vanno anche distinte tra ciò che è vero e ciò che è falso, ma sempre con la tendenza alla comunione.
Gesù dando il mandato della missione agli apostoli, disse: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Ora, questa gioia di annunciare il Vangelo non è venuto mai meno in me. Come ha scritto S. Gregorio M.: lo è stato anche per me: “Ho chiesto ed ottenuto dal Creatore, me indegno, l’efficienza della lingua, perché, per suo amore, non risparmio me stesso nel parlare di lui”. E voi lo sapete!
Quanta gratitudine al Signore per quanti ha messo sulla mia strada, in particolare i giovani e i ragazzi poveri, tante persone che mi hanno accolto e insegnato a non giocare con la verità, a osare l’incontro, il senso delle relazioni umane, la comunione.
Il mio cuore è sempre con loro, e per quanti miei confratelli di frontiera continuano ad essermi di esempio ed a chiedermene altrettanto: “La tua fedeltà è garanzia della mia”
Ma cosa porto og
gi all’altare? A50 anni di sacerdozio, significa che è tempo di iniziare anch’io a contare i miei giorni [a guardare don Palmerio e don Pasquale, di tempo ce n’è ancora], ma questo non mi esenta di iniziare a fare un bilancio e chiedermi con che cosa mi presento al Signore quando lui bussa alla mia porta ogni giorno.
Certamente molte ceste di dolore… più il dolore che avrò procurato agli altri che il mio, ma anche grappoli d’amore: l’amore di tante persone che ho amato e continuo ad amare, per il bene compiuto e la grazia di compierne ancora.
Concludo nel ringraziare il Signore di essere sempre stato con me, di avermi sempre raggiunto quando rallentavo il cammino o mi fermavo per strada, di continuare ad usare misericordia sulle mie debolezze ed a dirmi, come a Pietro: “Mario, mi ami tu”?- La risposta è la stessa: “Signore tu sai che ti amo”.
Ma perché questa mia non sia presunzione, aiutatemi ad esserlo sempre di più.
PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO PER I SACERDOTI
Spirito del Signore,
dono del Risorto agli apostoli del cenacolo,
gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.
Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.
Rendili innamorati della terra,
e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.
Confortali con la gratitudine della gente
e con l’olio della comunione fraterna.
Ristora la loro stanchezza,
perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo
se non sulla spalla del Maestro.
Liberali dalla paura di non farcela più.
Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.
Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.
Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.
Fa risplendere di gioia i loro corpi.
Rivestili di abiti nuziali.
E cingili con cinture di luce.
Perché, per essi e per tutti lo sposo non tarderà.
(Tonino Bello)
A questo link, che vi riporta alla pagina Facebook del nostro oratorio, potete trovare le foto della cerimonia
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