Cari amici,
ci tengo immensamente. Tengo a Dio, a Colui che è Padre, Vita, Direzione, Eternità. Tengo a vivere ciò che ho conosciuto, a esservi fedele, a far seguire le azioni ai pensieri. Tengo a ogni essere umano, che è figlio suo e mio fratello o sorella. Tengo alla realtà da accettare, al bene da realizzare, al male da sconfiggere e al peccato da cambiare. Ci tengo al punto di tirare la vita fino a farla spezzare, sapendo che in Dio è di nuovo tutta intera, per sempre.
Le letture
Isaia annuncia un «servo del Signore» fermo nella fedeltà a Dio, capace di ridare fiducia ed essere più forte del male (Is 50,4-7).
San Paolo riconosce a Gesù la grandezza di chi si abbassa, la forza di chi serve, il coraggio dell’umiltà (Fil 2,6-11).
Il racconto della passione di Marco registra la condanna ebraica, il tradimento degli Apostoli, la cattiveria dei soldati; ma anche l’affetto delle donne e la professione di fede del centurione romano (Mc 14,1‒15,47).
L’immagine
Gesù va a Gerusalemme, carico di amore per i suoi amici e fratelli. Lo guida l’obiettivo della pace e la certezza che, donando la propria vita, ogni divisione si ricomporrà e l’umanità sarà riconciliata con Dio, il Padre.
Un simbolo
Non c’è umanità nelle ore più difficili di Gesù: violenze e ingiustizie, odio e sangue, fiele e aceto. Una donna ha però un pensiero colmo di tenerezza: quel profumo versato sul capo di Gesù sembra inutile, ma è pieno di consolazione e di amore.
La preghiera
Quanto Amore sei, Gesù!
Amore che conosce
e non recrimina,
amore che difende
e non giudica;
amore che offre
e non trattiene,
amore che dura
e si moltiplica;
amore che desidera
ma lascia liberi,
amore che tace
e tutto sopporta,
amore che implora
e poi si affida;
amore che illumina la notte,
amore che è vivo, sempre.
L’impegno
Nella settimana santa la liturgia ci ricorda le vicende cruciali della vita di Gesù. Abbiamo ammirazione, riconoscenza e affetto per colui che ha affrontato ingiustizia, sofferenza e morte senza sconti, aprendo le porte all’amore di Dio per noi.