Nel mese tradizionalmente dedicato al ricordo dei cari defunti, vogliamo raccontare la vita di alcuni Salesiani che hanno vissuto e donato la loro vita nella nostra Comunità di Vasto. Proseguiamo questi racconti con don Mario Burlina.
Don Mario Burlina era nato il 14 Novembre 1925 da Antonio Burlina e da Anna Delle Vedove in un paese in provincia di Torino, di cui era molto fiero: Susa. Terzultimo di sette figli maschi gli fu messo nome Mario dopo che un suo fratellino con lo stesso nome era morto in seguito ad una tragica caduta all’età di circa tre anni. Tre dei sei fratelli diventeranno salesiani sacerdoti. Alletà di 16 anni, Mario, entra nel Noviziato dei Salesiani a Castelnuovo don Bosco: il paesino in cui don Bosco era stato battezzato e cresimato e nel quale aveva frequentato i suoi primi anni di scuola. Qui a Castelnuovo diventa Salesiano il 16 Agosto 1942. Frequenta per tre anni lo studentato filosofico di Foglizzo. Segue la tappa del Tirocinio pratico che svolge da insegnante e assistente a Faenza, come confratello in prestito dall’Ispettoria Centrale del Piemonte all’Ispettoria Adriatica. Al termine di questo tirocinio pratico triennale diventa, dietro richiesta di don Parazzini, un confratello definitivamente trasferito nell’Ispettoria Adriatica. Svolge poi gli studi di teologia in itineranza.
Combattuto tra il volere dei superiori che lo mandano negli studentati di Torino e Monteortone e le sue condizioni di salute e ambientali che lo portano a preferire ed ottenere località più meridionali come Macerata e Loreto. Infine conclude il suo percorso di formazione iniziale andando, dietro richiesta del Superiore don Manione, a terminare la teologia nello studentato teologico di Messina. l 29 giugno del 1952, all’età di 27 anni viene ordinato sacerdote nella città siciliana. Vive la prima decade di sacerdozio prima a l’Aquila e a Rimini nelle scuole, poi ad Amelia come incaricato dell’oratorio, nuovamente come insegnante a Faenza e a Fossombrone.
Infine, a conclusione del periodo di Terni, riceve l’obbedienza per la comunità di Vasto dove arriva il 1 Ottobre del 1977 e vi resta per il periodo più lungo e coeso della sua vita: 31 anni. Giunto con il compito di fare l’insegnante alla Scuola di Formazione Professionale riceverà poi l’incarico di Vicario del Direttore della Comunità religiosa. Qui, nel Centro di Formazione Professionale, ha formato centinaia di giovani che oggi svolgono la loro professione sia a Vasto, sia nel vastese. Ha curato con passione e spirito scientifico l’istruzione sulla legislazione del lavoro e dei lavoratori. Fecondo animatore del “Concorso di Poesia” diventa, dopo la partenza di don Vittorio Albasini, assistente e animatore del gruppo teatrale “Due Pini”. Si distingue per la laboriosità, la condivisione della vita quotidiana con gli appartenenti al gruppo, la proposta impegnativa di fare con loro un percorso di catechesi accanto alla preparazione delle recite. Da qui sgorgherà il suo impegno per la Via Crucis comunitaria per tutta la Parrocchia che preparava con serietà ed estrema cura del dettagli. Sempre in questa città ha esteso la sua azione pastorale di salesiano e di sacerdote nella casa circondariale di Vasto e in altre parrocchie della città come San Lorenzo e la Concattedrale di San Giuseppe dove diventa il confessore stabile di tanti. Ministero che ridurrà e poi cesserà in seguito alle sue condizioni di salute e alla sua malattia.
Don Mario era afflitto dall’ipotesi di trasferirsi a Villa Conti, la casa di riposo per confratelli anziani dell’Ispettoria Adriatica. La sua comunità con la piena e generosa collaborazione di alcuni laici molto vicini ai confratelli e all’intera Opera di Vasto decide di tenerlo in casa. Dalla sua camera continua ad essere salesiano e sacerdote a tutti gli effetti: riceve tanta gente per la confessione e la direzione spirituale; celebra l’eucarestia nella cappellina della comunità attorniato da un fedele gruppetto di laici che lo sostiene nella sua difficoltà a tenere sempre il filo di tutta la celebrazione; si confessa regolarmente ogni 15 giorni; partecipa a quasi tutti gli appuntamenti comunitari senza mai saltare le riunioni nel giorno della comunità e prende regolarmente appunti; partecipa ai momenti di festa della comunità…
Il 31 gennaio 2008 alle ore 14 è stato portato d’urgenza in Ospedale. L’allora direttore don Francesco Labarile gli ricordava ad alta voce che era la festa di don Bosco e lui ad occhi chiusi annuiva ma non diceva più nulla a parole.
Alle ore 15 nell’ora in cui era solito recitare la corona della divina misericordia, nell’ora in cui spirò Gesù dopo aver detto: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”, don Mario è morto versando una sola lacrima dall’occhio sinistro: una lacrima di gioia.