Nel mese tradizionalmente dedicato al ricordo dei cari defunti, vogliamo raccontare la vita di alcuni Salesiani che hanno vissuto e donato la loro vita nella nostra Comunità di Vasto. Iniziamo da don Edoardo Di Nicola.
Carrito, antico borgo del comune di Ortona dei Marsi, in provincia de L’Aquila. Situato nella valle del Giovenco, sorge a 890 m s.l.m. su una ridente collina dell’area esterna del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Attualmente conta un centinaio di abitanti. Chi percorre l’autostrada A25 Roma-Pescara, prima della galleria di Cocullo, legge il cartello stradale “Valico di Carrito”. Ma il paese lo può vedere solo se si ferma, perché non è a vista. È sulla destra per chi viaggia in direzione Roma-Pescara.
Ebbene, questo è il “povero ma pur caro paesello” di Don Edoardo. Vi nasce il 25 aprile del 1935 da mamma Palma e papà Ascenzo. Secondo di tre figli (Florindo e Ezio). La Parrocchia S. Maria della Pietà, l’unica del paese, custodisce il registro di battesimo del piccolo Edoardo e riporta le tappe più importanti del suo cammino di fede: la Prima Comunione a soli sette anni, il 17 maggio 1942, la Cresima e l’Ordinazione Sacerdotale. Nella sua parentela, molte le vocazioni salesiane maschili e femminili: Don Achille Di Nicola, Don Erminio lacovacci, Sr Dora, Sr Lucia, Sr Angela, Sr Maria. Tutte salesiane, col medesimo cognome: Di Nicola.
Il periodo bellico della seconda guerra mondiale ritma gli anni della sua scuola elementare ma segna anche un lutto pesante per lui e la sua famiglia: la morte in guerra del caro babbo. Immagino: lo aveva salutato dalla panchina della stazione di Ortona dei Marsi in braccio alla mamma, mentre il babbo si affacciava dal finestrino del treno in partenza, certamente con la speranza di poter riabbracciare la sua famiglia a guerra finita. Speranza purtroppo elusa dagli eventi bellici. A Edoardo, una volta sacerdote, non resterà che il conforto di andare sulla sua tomba a pregare, in seguito alla laconica dichiarazione di sepoltura ricevuta dal ministero della difesa in data 4 settembre 1972: “La salma del caduto Di Nicola Ascenzo di Rosario, cl. 1907, risulta tumulata nel Cimitero Militare Italiano di Amburgo/Ojendorf, Reparto V – Fila V – Tomba n. 29”.
Nel 1947 entra nell’aspirantato salesiano di Loreto: ha dodici anni. Vi rimane fino al 1952 per compiere gli studi della scuola media e del ginnasio. Dopo questo primo periodo di vita salesiana, il 24 maggio 1952 presenta la domanda di ingresso nel noviziato: “Avendo trascorso cinque anni di collegio sotto la direzione di ottimi salesiani, ed avendone ammirato la fraterna affabilità…”.
Parole che rivelano un clima dell’aspirantato fatto del calore e dell’accoglienza tipica della tradizione salesiana, che permette ai giovani di stare bene, di sentirsi a casa, di crescere sani e far germogliare il desiderio di vivere con il Signore. È da questo bel clima di famiglia che nasce in Edoardo il desiderio di vivere la vocazione salesiana. Si sente chiamato da Dio “a far parte della immensa schiera che segue le orme di don Bosco per offrire la vita per il bene dei giovani e desiderando ardentemente di scegliere quello stato che più mi renderà contento quando mi troverò al punto della morte”.
E così l’adolescente Edoardo (17 anni) entra nel noviziato di Pinerolo (TO) il 16 agosto del 1952, e, esattamente 365 giorni dopo, emette la sua prima professione religiosa. Riprende il suo percorso liceale a Roma, nello studentato di San Callisto dal 53 al 56. E’ bello rileggere quanto scrive nella domanda per la rinnovazione dei voti triennali: “Ho compreso, e questo mi conforta tanto, che i nostri voti non sono mai rinuncia, ma una conquista della vera ricchezza, Gesù; della vera gioia, la grazia di Gesù e il sorriso di Maria; della vera libertà, fare la volontà di Dio. Non sono mancate le difficoltà e a volte le incorrispondenze, i momenti di freddezza, ma ho sempre trovato in Gesù, in Maria, nel Direttore la guida sicura e la forza per superare i momenti difficili”.
Dopo la maturità classica, il chierico Edoardo prosegue il suo cammino di vita salesiana vivendo il suo periodo di tirocinio pratico prima a l’Aquila (anni 56-58) e poi a Terni (58-59). Sarà proprio il direttore della comunità di Terni, don Ennio Pastorboni con il suo Consiglio, ad accogliere la domanda dei voti perpetui, per essere per sempre Salesiano di Don Bosco. Il giudizio espresso nei suoi confronti telegrafico, ma essenziale: “Chierico di soda pietà ed osservante. Lavora con zelo tra i giovani. Nihil de moribus (nulla da eccepire sul suo comportamento morale)”.
Don Edoardo può così iniziare gli studi teologici a Roma (59-60) e proseguirli a Torino presso l’Istituto internazionale della Crocetta dal 1960 al 1964. I giudizi dei suoi formatori rivelano di lui: un animo buono, un carattere riservato, tranquillo, docile, remissivo, una bella vita di preghiera e un forte attaccamento alla sua vocazione salesiana.
Il 9 febbraio 1964, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino, viene ordinato sacerdote. Prima della costruzione di quella Basilica, la Madonna era apparsa in sogno a don Bosco. Indicandogli il luogo dove desiderava si erigesse il tempio, disse: “Hic domus mea, inde gloria mea” (Qui la mia casa, da qui la mia gloria). Un impegno quindi particolarmente affidato a chi come sacerdote o missionario parte da quella casa. E Don Edoardo, nel partire dalla casa di Maria come novello sacerdote, è stato certamente fedele a questo impegno, esercitando, ovunque l’obbedienza lo avrebbe destinato, il suo ministero sacerdotale in maniera fedele, generosa, secondo lo spirito di Don Bosco che voleva i suoi salesiani in maniche di camicia a totale servizio dei giovani, preti in chiesa, preti in cattedra, preti in cortile… Sull’immaginetta ricordo della sua prima messa ha scritto: “Cammina alla Mia presenza con Maria madre di Gesù”.
Gli anni del suo fecondo ministero sacerdotale lo vedranno nei collegi salesiani e nelle scuole come insegnante di lingua estera, con l’incarico di “consigliere” (salesiano addetto alla disciplina) prima a Gualdo Tadino (64-67), poi a Macerata (67-70), ad Ortona (70-72), di nuovo a Macerata dal 72 al 2000.
Dopo la ricca esperienza scolastica, durante la quale ha svolto anche il ruolo di vicario della comunità e di economo della casa, dal 2000 al 2008 gli viene chiesto di trasferirsi a Vasto, una realtà che abbraccia Parrocchia, Oratorio e Centro di Formazione Professionale. Dal 2008 al 2011 è di nuovo a Gualdo e dal 2011 al 2014 a Loreto, anno in cui fa ritorno a Vasto per rimanervi fino al 2019 con il duplice incarico di economo e cappellano dell’ospedale cittadino. Termina i suoi giorni nella comunità Artemide Zatti di Roma in data 3 febbraio 2022. Ricordo sempre le lacrime di commozione ogni volta che ci incontravamo, anche solo fugacemente, nell’atrio della Casa Zatti. Ma ricordo anche il suo sorriso alla notizia che sarei venuto nella comunità di Vasto, a lui particolarmente cara perché l’ultima della sua permanenza nelle case. Si percepiva che Vasto gli era rimasta nel cuore per la gente qui conosciuta e per l’impegno di cappellano ricoperto fino al giorno della sua partenza. Se la visita capitava di domenica, ricordo che era sempre in conversazione con qualche suo parente che veniva a trovarlo. Segno questo di un legame familiare rimasto vivo, nonostante l’avanzare degli anni e nonostante la distanza che lo separava dai suoi.
Estratto della lettera Mortuaria a cura di don Alvaro Forcellini.
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