Carissimi giovani e adulti, piccoli e grandi: vi abbraccio! Come state? Vi scrivo perché come ormai già sapete che “le jeux sont fait” , i giochi sono fatti: le obbedienze salesiane per noi religiosi sono giunte a destinazione.
Nella nostra casa, oltre al fatto che don Alessio si trasferisce a Roma nella Casa Ispettoriale, a ricoprire un incarico importante per tutta l’Ispettoria Centrale Salesiana, don Gigi è il nuovo Vicario della casa, due chierici arriveranno in aiuto pastorale: Luca Giustozzi e Anthony Panmei L’Incarico di Incaricato dell’oratorio sarà ricoperto, in obbedienza, dal sottoscritto.
Tale notizia che ha scombussolato, vi chiedo di credermi, anche me, ha suscitato nel mio cuore alcune riflessioni che voglio condividere con voi, riflessioni che vorrei offrirvi non tutte insieme ma in tre tempi per non annoiarvi. Iniziamo con la prima riflessione. Il titolo dice: Motivo, spinta e melodia.
Cosa significa Motivo? È ciò che spinge a fare o a non fare qualcosa. È la causa, la ragione, il motivo; è quella cosa che ti prende il cuore, che non ti fa dormire; che ti impegna sempre in nuove idee, sempre in nuove strade, che ti impegna per tutta la vita. E questo impegno deve essere vissuto danzando, cantando, “fischiando” il motivo, la melodia che ti è rimasta in testa e nel cuore. Quella melodia, quel motivo che ha rubato il cuore a Don Bosco e che gli ha fatto dire a Bartolomeo Garelli: “Sai Fischiare?”. Insomma il motivo è “Da mihi animas e coetera tolle”: questo è quello che mi e ci deve spingere fischiando, la nostra vita e la nostra azione pastorale nel nostro centro salesiano che non è più solo Parrocchia-Oratorio, ma è anche servizio alle fasce più a disagio, quelli caduti in qualsiasi forma di dipendenza, il Soggiorno Proposta e presto anche il servizio alla formazione e lavoro con la riapertura del Centro Professionale.
Ecco allora le riflessioni che con voi, come dicevo vorrei condividere.
“Da mihi animas e coetera tolle”
“Signore dammi le anime e toglimi il resto” era il grido pastorale di don Bosco. Ma se conosciamo bene Don Bosco, sappiamo che quel “da mihi animas” non era riferito unicamente ai ragazzi ma in prima persona a se stesso: Signore dammi la mia anima, cioè aiutami a salvare la mia anima.
Carissimi amici, se vogliamo salvare l’anima dei nostri ragazzi e adulti, noi dobbiamo prima aver cura della nostra. Se non facciamo ciò rischiamo di rendere vana la nostra azione pastorale o peggio di dare cattivo esempio (1 Corinzi 9,24-27) Dobbiamo nutrirla di cose buone: Comunione e Confessione; preghiera e Parola di Dio. Come posso indicare la strada ad una persona se non la conosco nemmeno io o non la conosco bene? (Lc.6,39). Rischio di perdermi e far perdere. I ragazzi all’oratorio di Valdocco, ai tempi di don Bosco si salutavano così: “Salve, Salvando Salvati”, forse oggi potremmo un po’ modificarla in “Salve, Salvati e Salva”.
Un ottimo modo per salvarsi l’anima è il “coetera tolle” cioè togliamoci tutto ciò che è di intralcio: il peccato, la divisione, il potere dei ruoli e delle cose. E se non ce la facciamo da soli chiediamo a Dio di aiutarci e renderci più liberi da tutti i nostri pesi.
Vivendo questi due atteggiamenti dell’anima e del distacco, possiamo davvero arrivare al cuore dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, anche quelli più ricalcitranti e più poveri.
Il nostro agire pastorale sia all’insegna della salvezza della persona “nel suo intero: corpo (carne), psiche (cuore) e anima (spirito)” (secondo anche la tripartizione di San Paolo). L’impegno nostro è quello di “dare una mano” al Signore a salvare l’uomo – giovane o adulto – nella sua salute della carne, in quella affettiva e in quella spirituale, perché raggiunga quella felicità alla quale ciascuno di noi è chiamato e che anche Don Bosco richiamava nella sua lettera da Roma (1884): Vi voglio felici nel tempo e nell’eternità”.
Certo la salvezza degli altri non è compito facile, richiedo impegno, dedizione, saper superare i fallimenti che inevitabilmente si faranno presenti, come anche andare oltre ai facili successi, portatori molte volte di accumuli di “amor proprio”.
Tale azione pastorale richiede tempi lunghi come ci dice Papa Francesco in EVANGELII GAUDIUM
Il tempo è superiore allo spazio
- Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano (…) consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsidi iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci.
- Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione, che richiede di tener presente l’orizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga.
Coraggio allora RI-MOTIVIAMOCI, spingiamoci Oltre anche quando la fatica si farà sentire, agiamo per la salvezza dei nostri fratelli e sorelle, giovani e adulti fischiettando il Motivo “Da mihi Animas”.
Tre consigli per crescere:
- Ho una guida spirituale? Mi confesso regolarmente? Forse è proprio il caso che pensi alla mia anima…
- Nella mia vita a cosa sono “attaccato” (peccati, ruoli, poteri cose) ? Cosa posso invece “et coetera tolle – togliere”?
- Quale servizio per i giovani posso intraprendere? Se sono anziano posso anche solo pregare… e non è cosa da poco.
Un abbraccio
Don Max