Grazie: Allenatori, Catechisti, Capi Scout, Animatori e Educatori.
Questa volta ho fatto un po’ di fatica per essere originale non per Ringraziare, perché Ringraziare non è un peso, un obbligo ma come diceva Don Bosco: “Il più bel fiore che possa nascere nel cuore di un giovane è al riconoscenza”, non sono più giovane ma posso essere sempre riconoscente.
Carissimi Allenatori, Catechisti, Capi Scout, Animatori e Educatori grazie per il servizio svolto in questo anno pastorale, dove vede ancora alcuni di voi però impegnati durante il periodo estivo con i campi e con l’Estate Ragazzi.
Ma se capito avete l’acrostico, cosa significa la parola latina ACCAE? Semplice al Genitivo e Dativo significa semplicemente ACCA (H) al genitivo e dativo.
Dice Fabio Copani Dottore di ricerca in Storia Greca “L’acca in italiano è una lettera strana. Non ha infatti un valore fonetico, nel senso che ad essa non corrisponde alcun suono preciso: le parole hanno e anno si pronunciano esattamente allo stesso modo. Si tratta di una caratteristica rara negli alfabeti, che sono stati inventati dagli uomini proprio per trascrivere ogni suono emesso nel parlare.
(…) Nessuna regola grammaticale, nasce come tale. La lingua e la scrittura sono sistemi creati per semplificare, non per complicare la vita ai loro utilizzatori. Se ci sono degli elementi rigidi, difficili da applicare, significa che quegli elementi hanno alle spalle una storia travagliata, con cambiamenti, innovazioni e ripensamenti lungo i secoli. Questa storia è spesso affascinante e nasconde dei “segreti” ricchi di senso. La lettera acca non fa eccezione: ricostruire come fu utilizzata significa risalire fino alla sua “invenzione” ad opera dei Fenici, passando per gli impieghi che ne fecero i Greci prima e i Latini poi”
Ha ragione il Dott. Copani: l’Acca è una lettera strana, come strani siete voi. Sì siete strani perché in mondo dove il volontariato fa fatica a prendere campo se talvolta non è un volontariato di élite e “televisivo” cioè che ti mette in mostra di fronte al mondo, voi prestate il vostro servizio nel nascondimento e nel silenzio, come silenziosa è la lettera “H” che non valore fonetico.
In una realtà dove i modelli di comunicazione sono divenuti o i messaggio trasmesso via i social network, che sono i nuovi luoghi dove l’individualismo ha ucciso l’individualità e globalizzazione ha ucciso la relazione; oppure i cortei, nuove processioni laiche, dove lo strumento vocale è usato per urlare in faccia agli altri più che le convinzioni o delle idee, le proprie rabbie e frustrazioni, voi ACCAE nel modo sommesso che avete gridate una Verità e una Parola che tocca sempre e comunque il cuore di chi ascolta.
La lingua e la scrittura sono sistemi creati per semplificare, non per complicare la vita ai loro utilizzatori.
Voi ACCAE esistete per semplificare la vita di tanti ragazzi che la vita hanno già complicata di suo. E questo lo fate e lo avete fatto talvolta anche attraverso vostri cambiamenti di stile, di narrazione, di testimonianza, innovandovi cercando sempre la strada migliore per arrivare al cuore di chi vi sta ad ascoltare.
Inoltre ACCAE è la forma Genitiva e Dativa del nome in latino ACCA.
Dal Vocabolario “Treccani”: Genitivo agg. e s. m. [dal lat. genetivus o genitivus (casus), propr. «generativo», che nel sign. grammaticale è ricalcato sul gr. γενικὴ πτῶσις «caso che indica un genere» cioè una specificazione]. Risponde alla domanda: di chi?, di che cosa?
Dativo indica la destinazione, il punto d’arrivo di un’azione, ed è perciò in primo luogo il caso del complemento di termine risponde alla domanda: a chi?, a che cosa?
Si voi ACCAE siete generativi e indicate il genere: ridate in qualche maniera vita, nel genere Cristiano; e questo a chi? Ai ragazzi e giovani che la Chiesa vi ha affidato e di cui voi vi prendete cura.
E allora carissimi ACCAE grazie nuovamente per quello che siete e che fate per i più piccoli o poveri e abbandonati.
Con affetto don Max
Ps. Non ci avete capito un’ “ACCA” non è un problema prendete l’ultima parola GRAZIE!