“Premio Girolamo Soncino” a don Gigi per il suo impegno verso i giovani più poveri
Ciao a tutti. Ormai avrete imparato che quando scrivo mi piace andare alla radice delle parole, perché le parole che noi diciamo, hanno in se molto più significato di quanto noi possiamo immaginare. Giovedì scorso (7 giugno 2018) il nostro don Gigi, il “prete dei drogati”, ha ricevuto un premio dall’Associazione AbruzzoLab per il suo impegno verso i giovani più poveri: i giovani caduti in qualsiasi tipo di dipendenza.
Tale premio però è stato rivestito di una cornice del tutto preziosa, poiché è stato ricevuto da don Gigi alla presenza di Erri De Luca, scrittore, giornalista, poeta e traduttore italiano, molto conosciuto per la sua attività spesa nel sociale e per la sua grande creatività letteraria.
Ma andiamo per ordine. Dicevamo che giovedì scorso l’Associazione AbruzzoLab ha organizzato un incontro cittadino ad Ortona con Erri De Luca e nell’occasione ha voluto conferire il Premio “Soncino” a Don Gigi.
Erri De Luca ha voluto incontrare nel pomeriggio gli ospiti della Comunità di Don Gigi, “Soggiorno Proposta” nella casa di San Pietro, poco fuori di Ortona.
All’interno del “PalaMira” si sono ritrovati gli ospiti del Soggiorno Proposta, alcuni volontari e operatori del Centro, Don Gigi, l’Associazione AbruzzoLab e circa 15 giovani africani, minori non accompagnati, che fanno parte di una Associazione che presta servizio nell’accoglienza di questi giovani che sono giunti fortunosamente nel nostro paese, affrontando grosse difficoltà lungo il loro viaggio della disperazione speranzosa.
Don Gigi ha presentato la comunità ad Erri, il lavoro fatto, i giovani presenti dicendo che tutta la sua vita, l’impegno dei suoi volontari e operatori è stata ed è per “questi giovani che fanno fatica nella vita”.
Erri De Luca ha preso subito la parola, partendo dalla sua esperienza di uomo e di volontario sulle coste italiane in aiuto a chi sbarca in cerca di speranza. Per prima cosa ha sottolineato che oggi più che mai i “giovani devono fare fatica” se vogliono uscire dalle pastoie di questo mondo. La fatica non è una cosa sbagliata, ma è il segno dell’agire umano più alto: chi lavora, fa fatica ma costruisce qualcosa di bello!
Ha sottolineato poi quanto ciò che muove oggi l’uomo non è la speranza quanto la disperazione, riferendosi alle tante persone che scappano da varie parti del mondo per trovare qualcosa di meglio.
Si parla, continua Erri, di Clandestini, ma il Clandestino era quello che saliva di nascosto su una nave senza farsi vedere e senza pagare, mentre tutta questa povera gente per salire su un gommone paga fior di quattrini, rischiando anche di perdere la vita lungo il viaggio.
La storia della schiavitù è lunga quanto è lunga la storia dell’umanità si ripete sempre e si modifica: una volta erano le galee romane che portavano gli schiavi dall’Africa fino a Roma per essere venduti, ma venivano tratti bene sulla nave, rifocillati, curati perché erano “merce” da vendere, non poteva quindi perdere il “carico”, era troppo “prezioso”(!?!?!?!); oggi si “ammassano” su gommoni poco sicuri e non si bada alla “merce”, poiché il compenso si è già stato pagato da chi cerca una vita migliore e preso da chi la vita migliore se la fa sulla pelle degli altri sulla banchina di inizio.
Erri poi ha continuato facendoci riflettere su altre parole ormai andate in uso per parlare di questi esodi della disperata speranza. Dice lui: si parla di invasione e ondate. Le invasioni erano e restano strategie militari, attacchi armati di un popolo verso un altro, creare un conflitto, una guerra per opprimere lo stato occupato. Quelle che noi chiamiamo invasioni di gente del sud del mondo non hanno niente di questo tipo. Poiché questa gente non sbarca sulle nostre coste come invasori ma come disperati. Anche la parola Ondate, che a noi gente di mare, fa ricordare più la mareggiate forte che il dolce dondolio dell’acqua, così interpretiamo l’arrivo di questi nostri fratelli: uno tsunami distruttore più che relitti sfasciati sulla battigia.
E se questi arrivi di speranze disperate non fossero invece che il nuovo flusso sanguigno nelle arterie della nostra vecchia Europa ed Italia, dove anche il ricambio generazionale invece che tra anziani e giovani è tra anziani e meno anziani?
Erri a espresso con tutto il fervore del suo animo questi concetti, e i ragazzi stranieri (minori non accompagnati) tra quali due di essi salvati proprio da lui nel mare, e i gli ospiti del Soggiorno Proposta hanno apprezzato la sua presenza.
Dopo cena invece ci siamo spostati al teatro “F.P.Tosti” ex “Vittoria”, per l’incontro cittadino con Erri De Luca e don Gigi.
C’era tanta gente. Così tanta che hanno dovuto “bissare” l’incontro per non lasciare nessuno fuori. E proprio alla fine del primo incontro con Erri De Luca, anche Don Gigi è salito sul palco ed ha ricevuto il premio… Premio del tutto meritato. Ma sapete da dove deriva la parola premio? Deriva da PRAE-IMIUM, cioè dall’unione di INNANZI (prae) ed TOGLIERE (imere) alla lettera, cosa prelevata probabilmente dalla preda di guerra e data ai valorosi, ai vincitori. Quindi nel suo DNA la parola Premio ha un che di vinti e vincitori, di guerra e vittoria, di spogliazione del vinto, del TOGLIERGLI la sua dignità.
Per don Gigi non è così, ma UN PREMIO A CHI TUTTO DONA E NIENTE TOGLIE, anzi a RIDONATO DIGNITA’ E SPERANZA.
Caro don Gigi, o come ti chiamano gli amici solo “Gi”, grazie per tutto quello che hai fatto per i giovani in modo speciale i più “affaticati” dalla vita, per coloro che la vita gli aveva tolto il bene prezioso: sentirsi uomini e donne capaci di amare e di essere amati. Grazie “Gi” questo premio te lo meriti perché tu hai davvero dato e non tolto.
Permettici di terminare con una frase celebre perché te la meriti. La frase eè di Samuel Johnson, Poeta, saggista e biografo, inglese del 1700: “La vera misura di un uomo si vede da come tratta qualcuno da cui non può ricevere nulla in cambio”.
I Salesiani e la Comunità Parrocchiale e Oratoriana