Convivenza è una parola a dir poco riduttiva per descrivere l’esperienza della settimana comunitaria che abbiamo appena vissuto.
Innanzitutto, ci presentiamo: siamo il gruppo scout universitario di Bologna, il Clan Trencadìs! Per sei giorni abbiamo trascorso la nostra normale quotidianità (lezioni, studio, lavoro) uscendo leggermente fuori dalle righe, con un pizzico di magia in più!
Dopo sveglie euforiche, bicchieroni di caffè, facce assassine nei confronti degli esaltati-già-di-prima-mattina, ognuno partiva per la sua strada immergendosi nel mare delle lezioni, delle riunioni, dello studio, delle spese. Una volta sbrigate tutte le faccende, preso tutti gli autobus, studiato fino alle disperazione, tornavamo a casa per dare una mano alla preparazione della cena. Quindi risate, giocosi ed affettuosi dispetti, immancabili brindisi: la carica per l’attività della sera! Infatti ogni sera abbiamo approfondito argomenti utili al nostro cammino come cittadini, come ad esempio i principi del consumo critico e la nuova legge elettorale. Ma una sera ha superato di gran lunga le altre: quella della condivisione del “punto della strada”. Periodicamente ognuno di noi, individualmente, osserva la progressione del proprio cammino di vita e, nel farlo, analizza il modo in cui si relaziona con se stesso, con gli altri, con Dio, e con il mondo che lo circonda, esponendo a tutti la propria riflessione. Il cuore di ogni ragazzo si apre alla comunità che è pronta ad accoglierlo, a custodirlo con lo sguardo, ad offrire consiglio nell’incertezza e conforto nella sofferenza. Come salubre unguento, la comunità apre le piaghe per poi lenirle con materna dolcezza; come un maestro, accoglie chiunque ed è felice della crescita di ciascuno. In quei momenti le orecchie, finalmente, non sentono ma ascoltano. Lì si scopre tutta la bellezza di aprirsi all’Altro.
Quello che ci resterà nel cuore, dopo questa esperienza, sarà sicuramente la grande voglia di affrontare insieme ogni salita, ogni passaggio ostico, ogni lacrima di sudore per giungere, quotidianamente, in cima alla nostra vita.
Scritto da Agostino Marino