Nel mese tradizionalmente dedicato al ricordo dei cari defunti, vogliamo raccontare la vita di alcuni Salesiani che hanno vissuto e donato la loro vita nella nostra Comunità di Vasto. Questa settimana raccontiamo don Mario Pace.
Aquilano di nascita (20 ottobre 1925), precisamente della contrada Sassa, ha il dono di una famiglia numerosa, semplice, ma di profonda vita cristiana. Due fratelli: Piero e Francesco e due sorelle: Marcella e Liliana. I genitori Vincenzo (n.17.02.1900, m. 18.02.1976) e mamma Anna Felice n. 17.05.1892, m. 05.07.1971) imprimono su don Mario un’educazione fatta di sani principi e valori morali, conditi, soprattutto da parte della mamma, di quella saggezza espressa anche da proverbi e detti popolari che i figli hanno gelosamente affidato alla custodia di una originale raccolta.
All’età di otto anni è già iscritto all’Azione Cattolica: frequenta l’Oratorio Salesiano della città fino al momento in cui, appena conseguito il diploma di maturità di perito tecnico commerciale, matura la convinzione di essere chiamato dal Signore alla vita salesiana e sacerdotale. Al momento ricopre nell’associazione oratoriana il ruolo di delegato e riceve da un suo amico un bellissimo saluto scritto sul retro di una immaginetta del volto di Gesù Crocifisso, da lui gelosamente conservata: “Al caro delegato Mario con sincero profondo affetto. nel giorno in cui s’incola nei più casti campi dell’apostolato, chiamato dal Signore, il mo amico e delegato Paone Angelo” (L’Aquila 16.09.1915).
Una settimana dopo (23.09.1944) Mario entra nel noviziato salesiano di Amelia e l’anno seguente emette la prima professione dei voti di
obbedienza povertà e castita, donandosi talmente al Signore e impegnandosi con tutte le sue forze a vivere la vocazione salesiana in mezzo ai giovani e in comunione di vita con i confratelli salesiani. Ad Amelia frequenta gli studi filosofici e resta ancora in quella città per tre anni per il tirocinio pratico. Nel 1950 si trasferisce a Torino, nello studentato internazionale della Crocetta, per frequentare gli studi teologici, ottenendo la licenza in sacra teologia e coronando questo intenso tempo di studio e discernimento con l’ordinazione sacerdotale il primo luglio 1954, per le mani del Card. Maurilio Fossati.
I primi anni di sacerdozio 1954-63 li vive come labrioso incaricato dell’oratorio nella incipiente Opera Salesiana di Civitanova Marche con la breve sospensione di una anno ad Ancona come consigliere, catechista e insegnante. Qui approda nel 1963 per un periodo più lungo (fino al 1971 per il delicato incarico di segretario ispettoriale. Conclusa questa esperienza di responsabilità vissuta accanto agli Ispettori Don Elio Scotti e Don Guglielmo Bonacelli, don Mario è ad Ortona per due anni 1971-23 con l’incarico di vice parroco poi ditrettore della casa di Gualdo Tadino 1973-75.
È quindi destinato a Vasto come collaboratore parrocchiale 1975-77 e poi come parroco (77-81) e successivamente a Senigalia per un servizio di pastorale giovanile cittadina 1381-52, L’esperienza è condotta assieme ad altri due confratelli: Don Luigi Giovannoni e Don Antonio Di Renzate. Nel 1982 ritorna nuovamente ad Ancona per altri cinque anni come incaricato dell’Oratorio-Centro Giovanile. Sempre disponibile all’obbedienza con un atteggiamento libero e sorridente, negli anni seguenti troviamo don Mario a l’Aquila (1987-92) come vicario della Comunità e incaricato dell’Oratorio. A Perugia (1992-97) come insegnante e incaricato dell’Oratorio, poi di nuovo a Gualdo (1997- 2002) come vicario e sempre incaricato dell’Oratorio, per tornare definitivamente ad Ancona nel 2002 con grande gioia dei giovani e dei collaboratori dei tempi passati, a servizio della parrocchia e come animatore responsabile dei giovani universitari ospiti della casa salesiana fino alla sua morte avvenuta il 24 novembre 2010 ad 85 anni di età, 65 di professione religiosa e 56 di sacerdozio.
Una vita molto movimentata, a giudicare dai numerosi cambi di residenza che l’hanno caratterizzata al punto da fare di lui il salesiano “valigia sempre pronta”. La ragione sta nella disponibilità a tutto sesto sempre offerta ai superiori per ogni necessità e nella capacità, per il carattere felice che sempre l’ha contraddistinto, di adattarsi a tutte le situazioni, anche le più complicate e certamente non sempre gratificanti. Ma certamente è preminente la ragione di fedeltà al voto di obbedienza che caratterizza la vita religiosa e quel principio espresso nei suoi appunti di vita spirituale: all’inizio del tirocinio pratico Amelia 1945: “Ubbidienza = il segreto di ogni buona riuscita: è ciò che da valore ad ogni mia azione. Perché non debbo godere delle gioie dell’obbedienza? Obbedienza perfetta = santità completa“. Una convinzione profonda lo ha sempre guidato: “le circostanze sono i sacramenti della volontà di Dio” (Appunti Es. Spir Macerata 5-12 luglio 1959).